Scriviamo un romanzo


Diciamo che siamo stati folgorati da un’idea. Tutti hanno buone idee e ne abbiamo avuta una pure noi proprio ieri notte mentre non riuscivamo a dormire, forse per il caffè, forse per le bollette da pagare, forse per il dannato declassamento della nostra auto da Euro Pinco a Euro Pallino con conseguente aumento di tassazione. Più la accarezziamo nella mente e più quell’idea ci sembra accattivante e suscettibile di miglioramenti e arricchimenti. Sembra quasi creta che da plasmare a nostro piacimento. A un tratto, ecco la rivelazione che pare trasmessaci da un’entità sovrannaturale: e se ne facessi un romanzo? Passato il primo momento di sconcerto, questo proposito non ci sembra poi tanto campato in aria. Non ci riteniamo gli ultimi stupidi del globo e, anzi, a scuola di difendevamo piuttosto bene nei compiti di italiano. Abbiamo un blog che ci permette di allenarci nella scrittura e di migliorare il nostro modo di esprimerci. E dato che la nostra ultima fiamma ha avuto il colpo di genio di lasciarci per un bellimbusto più piacione e più ricco, ci avanza pure un po’ di tempo libero che aspetta di trovare un impiego adeguato.
In ogni modo, ci diciamo, non è che in giro nelle librerie si vedano tutti questi gran talenti letterari. Alcuni best seller ci sembrano delle vere e proprie boiate anche se ben confezionate, e alcuni successi italiani paiono dovuti solo alla tendenza degli autori alla ninfomania o alla frequentazione di tristissimi talk o reality show. C’è posto pure per il nostro tentativo. Abbiamo già tutto quello che ci serve. L’idea fulminante, la voglia di scrivere, il tempo per farlo e una nuova e fiammante tastiera che canta che è una bellezza sotto le nostre dita. Il romanzo può iniziare.

E’ incredibile la facilità con cui spesso ci mettiamo a scrivere narrativa, spesso senza avere la più pallida idea di quali siano le regole per realizzare una storia romanzata. Ci basta pensare di avere l’idea giusta ed ecco che subito ci lanciamo a produrre pagine su pagine sentendoci delle novelle star letterarie. Io stesso quando iniziai a scrivere ero del tutto all’oscuro di alcuni concetti indispensabili per scrivere bene (naturalmente il fatto di conoscere le giuste regole di scrittura non significa che tu le sappia attuare, così come conoscere alla perfezione la teoria del gioco del calcio non significa che tu ti trasformi in Maradona se calchi un terreno di gioco).
In particolare, alcune delle nozioni che non conoscevo e non padroneggiavo e che forse non conoscono e non padroneggiano molti volenterosi scrittori alle prime armi (ma anch’io sono alle prime armi, dato che non ho mai pubblicato niente di soddisfacente) erano le seguenti.

Raccontare contro mostrare. Questa è una delle regole basilari della scrittura ed è sorprendente che così tanti autori, anche noti, non la conoscano o evitino di applicarla con la dovuta intransigenza. Raccontare è più o meno usare la seguente fraseologia “Elena odiava Michele e glielo faceva capire in ogni occasione”. Mostrare è invece scrivere qualcosa come “Elena strappò in pezzi minutissimi tutte le lettere scrittele da Michele, quindi si armò di un paio di forbici e prese a dilaniare il guardaroba del marito”. La prassi generale della narrativa dice che raccontare è una pessima abitudine, mentre mostrare è una tecnica espressiva occhei (bisogna comunque dosare le due situazioni narrative secondo una percentuale desiderabile).

In media res. Altro grave errore degli autori non esperti è quello di iniziare un capitolo – o meglio una “scena” come dicono i manuali di scrittura creativa – in modo lento e tedioso, con la descrizione di paesaggi, stati d’animo o azioni inconsistenti che porta solo ad accumulare pagine inutili e a deprimere il lettore. Il suggerimento è quello di iniziare una scena-capitolo dal mezzo, ad azione avanzata. Se la scena è un litigio, iniziare il racconto a bisticcio inoltrato, se la scena descrive un licenziamento o un matrimonio, iniziare da una strana e inquietante lettera che troviamo sulla nostra scrivania o da un sì in abito bianco. Mostrare prima l’azione; quindi in un secondo momento si avrà il tempo, con una breve digressione, di spiegare come si è arrivati a quel punto.

Pensare per scene. Il pensare per episodi quando si scrive un romanzo è una diretta conseguenza dei primi due punti. Il costruire il tuo romanzo su alcune scene principali ti impedisce di ricorrere troppo al tedioso raccontare, a ciò che l’autrice di un manuale di scrittura creativa definiva “la malattia degli era, erano”: “Elena era una donna sola, terrorizzata dalla vita cittadina. I suoi vicini di casa al contrario erano…”. Pensare per scene evita il lento raccontare e ti costringe a sviluppare trame narrative più efficaci.

Il punto di vista. Anche qui è incredibile notare l’ignoranza assoluta che, perfino scrittori di best seller, mostrano verso questo aspetto della narrativa. Una stessa scena può essere narrata attraverso il punto di vista di Elena, di Michele o del ragazzo che ti consegna la pizza a casa, ossia utilizzando le percezioni, le emozioni e i pensieri di uno qualsiasi dei personaggi di una scena. Oppure ci si può rifare a un punto di vista più esterno e impersonale, che in narrativa viene chiamato “onnisciente” perché è quello di un osservatore esterno che tutto sa di quella situazione come se fosse un piccolo Dio. Un errore che non si dovrebbe fare mai, ma in cui cadono spesso pure personaggi insospettabili, è utilizzare due o più punti di vista nella stessa scena. Ossia passare dalla narrazione attraverso gli occhi (e gli altri sensi) di Elena al racconto che utilizza i sensi di Michele o la visione superiore del narratore onnisciente. Altro grave errore è la moltiplicazione eccessiva dei punti di vista in un romanzo.

Chiaramente gli accorgimenti tecnici e le regole da padroneggiare per chi voglia scrivere narrativa sono molto più vasti di quelli esposti in breve in questo post. C’è da capire come definire efficacemente un personaggio, un ambiente, come utilizzare con parsimonia le potenzialità del dialogo e saper sviluppare una trama, che cosa significano parole come flashback o foreshadowing, come capire se un incipit o se un climax (le parole difficili non mancano in letteratura) sono quelli che fanno al caso nostro. Come condensare e migliorare la nostra prosa. Senza scordare la regola più importante di tutte. Revisionare, revisionare, revisionare tutto quello che si è scritto. Revisionare per poter sopravvivere.

Mi sono dilungato fin troppo in questo post. Ma dato che la vita è lunga (incrociamo le dita) e che anche la permanenza sul blog dovrebbe durare ancora un po’ (ancora dita incrociate)… di sicuro avrò modo di tornare su questi argomenti.