Babbo Natale in libreria


Uno pensa, ho scritto un libro, un vero libro, e sembra pure non troppo malvagio. E' stato un lavoraccio, ma ormai è passata. Ci ho lavorato un sacco a quel romanzo, pensa uno, un tempo inenarrabile a ideare la storia, plasmare i personaggi, arricchire l'ambientazione e a scrivere dialoghi e poi a cancellarli, a spremerti le meningi per trovare un parolone trombone destinato a finire cestinato dopo due secondi, a modificare frasi e concetti e a revisionare, revisionare, revisionare ogni singola parola, a tonificare questo o quel verbo, a sostituire le tue originarie virgolette francesi con l'eleganza delle inglesi per poi scoprire che nelle bozze librarie le sopravvissute solite virgolette francesi ti spernacchiano alla grande. E' stata una faticaccia, ma ormai è andata. Ho trovato il titolo adatto, rimugina sempre quell'uno, e ho perfino prodotto, dopo secoli di astinenza dalla matita, un discreto disegno in bianco e nero da usare all'occorrenza per la copertina del romanzo. E' stata una sfacchinata da isola dei ciclopi, ma è finita, no? Ora tocca gli altri, no? Ormai sei fuori, non è vero? Ti puoi godere il riposo dei giusti osservando come gli altri ti vendono il romanzo partorito con tanto sudore della fronte e di altre parti del corpo. E' così, vero?

Niente di più sbagliato. La vera fatica comincia qui. Ciò che hai fatto finora è niente. Niente, nulla, nisba, zero, vuoto galattico. Perché ora bisogna vendere la tua creatura. Be', ti dici, e qual è il problema? C'è l'editore, persona ottima. Ci sono i suoi meritevoli collaboratori. La macchina editoriale provvederà a immettere il tuo figlio letterario nelle librerie. La gente lo prenderà in mano. Ne leggerà qualche pezzetto. Qualcuno potrebbe essere attratto dalla trama o dai personaggi. E poi non costa nemmeno molto. Non è così difficile immaginare qualche buon samaritano diretto alla cassa della libreria con il tuo romanzo in mano, no?
Sbagliato. Anzi sbagliatissimo. Il primo ostacolo a questo scenario roseo è che il tuo libro arriverà nelle librerie in cui potrà arrivare, non molte. Hai pubblicato con un piccolo editore, che pur essendo serio e correttissimo non ha certo la rete di distribuzione di Mondadori. Il tuo romanzo giungerà dove potrà. Inoltre anche i librai che avrai raggiunto considereranno il tuo romanzo come uno tra mille o meglio tra diecimila. Ci sono delle gerarchie da rispettare nell'esporre i libri. Prima di te vengono i best-seller o gli scrittori con una qualche notorietà, fosse pure quella di una valletta televisiva. Poi ci sono gli autori segnalati da giornalisti o opinionisti letterari, meglio se famosi pure questi ultimi, quindi gli scrittori tuoi parenti o amici o Amici degli Amici, Omini de Panza mica Quaquaraquà. E ci vogliamo per caso scordare di quel bravo guaglione che tu libraio hai cresimato quasi l'altro ieri il quale ha buttato giù pure lui il suo bravo diario cartaceo? Tutto qui? No, c'è pure quel po' po' di figliola che passa ogni sabato nella tua libreria, comprando poco, è vero, ma indirizzandoti qualche monosillabo che ti fa sentire per un istante un casanova. Sì, pure la fatalona ha scritto un libro. Mica vogliamo scordarci proprio di lei quando ci sarà da esporre i titoli?
Alla fin fine il tuo romanzo ha una probabilità prossima allo zero non solo di essere acquistato in libreria da un normale lettore - cioè non da un tuo parente catechizzato a dovere - ma persino di finire nel campo visivo anche periferico di questi. Pertanto, se il tuo libro non si vende in libreria o in luoghi affini, non rimane che una sola possibilità: il libro te lo devi vendere tu.

Ma come? Non si era detto che le fatiche erano finite? Non si era detto che dopo mesi e mesi lavorativi senza compenso, dopo notti insonni a revisionare il già revisionato, dopo millanta imprecazioni e angosce diuturne le tue pene fossero ormai alle spalle? Stupidaggini. Il bello cioè il brutto viene ora. Perché vendere un libro è mille volte più problematico e fastidioso che scriverlo. Anzi, se non in casi rari, la qualità di ciò che hai scritto non ha nessuna influenza sul numero di copie vendute. Venderai o non venderai per ragioni complicate, che quasi mai hanno attinenza con il valore della tua prosa.
La cosa migliore ovviamente sarebbe diventare famoso, partecipare a qualche programma televisivo, un reality show di chiacchiere, possibilmente sciocche, possibilmente litigiose, possibilmente volgari, possibilmente scambiate in mutande. Dato che questa ghiotta possibilità non è concessa a tutti, ti rimane sempre l'estrema ratio. L'ultimo asso da giocare. Ossia puoi pubblicizzarti da solo. E sei pure fortunato perché la stagione è quella propizia. Quindi non rimane che vestirti da Babbo Natale e caracollare per le rutilanti strade della tua città accarezzando la testa di antipatici e scostumati mocciosi, farti immortalare con sorrisi agonizzanti in foto con i suddetti mostriciattoli lagnosi, evitare di farti prendere dagli stessi a morsi, a parolacce, a pistolettate ad acqua, a calci negli stinchi o nei cosiddetti, a ditate negli occhi, sputi in faccia... e infine, dopo essere sopravvissuto alle veementi aggressioni dei piccoli criminali, estrarre le copie del tuo romanzo nascoste sotto la fluente villosità santaclausiana e cercare di rifilarle agli odiosi genitori degli odiosi mocciosi. Il tutto sperando che nessuno noti che la tua fatica letteraria non ha niente, ma niente dell'atmosfera natalizia che cerchi di sfruttare a tuo vantaggio.
Ho già fatto una sortita in un negozio che affitta vestiti di Babbo Natale. Mi hanno proposto un discreto costume a un prezzo ragionevole e credo che non mi lascerò scappare l'occasione. Quindi, cari amici virtuali e non, se nei prossimi giorni incrocerete per le strade di Napoli uno strano Babbo Natale piuttosto accigliato, uno che potrebbe avere l'aria di volersi trovare in un altro emisfero, che pare sull'orlo di un'esplosione d'ira stile Iliade, uno che porta scritto un grosso Vaffa Fuffa sull'esigua porzione di labbra visibile... ebbene non siate troppo severi con lui, perché quello sventurato Babbo Natale potrebbe essere il qui presente Capitano che tenta di sbolognare al prossimo due o tre copie del suo romanzo.

A Natale fa bene farsi due risate. Ringrazio Mariella Calcagno, la valente direttrice della collana Afrodite della Graphe.it, e Roberto Russo il mio editore, due ottime persone che sono certo sorrideranno pure loro per questo post.

2 commenti:

  1. Complimenti per il modo in cui scrivi. Ho trovato queste pagine navigando e non ho potuto trattenermi dal fare un commento, perche' condivido con te la passione per la scrittura. Per quanto mi riguarda, rincorro questo sogno da tanto tempo. Quest'anno, piena di buoni propositi, ho scritto un romanzo, l'ennesimo da dimenticare in un cassetto (appunto). Ma, contro ogni aspettativa, il cassetto l'ho riaperto e ho trovato una casa editrice della mia zona, La Caravella, che ha mostrato interesse per la pubblicazione romanzi. Tutto lascia ben sperare. Fammi gli in bocca al lupo! Io li faccio a te. Lisa B

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    1. Scusa, Lisa, ho visto solo ora la tua risposta, spero che tu ritorni per risentirti. Ciao, spero a presto

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